Massimo Rivalta - Ingegnere
E’ finalmente arrivata l’estate e, con lei, tutte le attività ricreative
riprendono il loro ciclo, permettendoci tutti quegli svaghi che, con
il clima rigido, non erano invitanti.
Estate al mare
In particolare, per me l’estate è sempre coincisa con due
cose fondamentali:
la fine dell’anno scolastico e le vacanze al mare dai nonni in
terra d’Abruzzo.
Mare, per me, ha sempre significato nuoto, pesca subacquea e gite su
una piccola imbarcazione di mio zio. Una semplice barchetta a motore
che lui utilizzava per andare a pesca, quando ne aveva il tempo, e io
per fare il bagno al largo con gli amici. Oggi, purtroppo, i nonni non
ci sono più, ma mio zio ha acquistato una nuova barchetta che
sta risistemando.
Nasce probabilmente da lì la mia passione per questo grande mare,
bello, affascinante e pericoloso al tempo stesso. Bella anche la vita
del porto, quella vera, dei pescatori e dei marinai che tornavano dopo
mesi di navigazione per lavoro.
Oggi, la passione, è sempre tantissima, ma il tempo è molto
più limitato. Mi piacerebbe possedere una barca a vela per poter
girare il mondo e descrivere, dalla mia cabina amatoriale, il viaggio,
le sensazione provate e i luoghi percorsi. Mi consolo sognando la vela
e scrivendo articoli dalla scrivania.
In particolare, oggi desidero affrontare un argomento che non è poi
così tanto preso in considerazione, nel settore nautico, a livello
di piccole e medie imbarcazioni.
Forse in funzione del fatto che in mare di tutto ci si può aspettare
tranne che del pericolo di incendio, si è portati a sottovalutare
o ritenere sufficienti le minime prescrizioni che la legge impone.
Dotazioni di legge
In effetti, senza addentrarsi troppo nel quadro normativo, il normatore
rende obbligatorie, in funzione della categoria del natante e della
sua abilitazione a navigare lontano dalla costa, specifiche dotazioni.
Le dotazioni, generalmente, sono rispettate con la presenza a bordo
di estintori portatili o, nei casi più importanti e a rischio,
con propri e veri sistemi antincendio fissi.
Il pericolo d’incendio a bordo è sempre presente, sia per
la qualità dei materiali di costruzione delle barche, molti dei
quali infiammabili, sia per la presenza degli apparati motore, che hanno
temperature d’esercizio molto elevate e possono dar luogo a formazioni
di gas esplosivi.
I tessuti usati negli arredamenti di bordo sono, inoltre, mezzi di rapida
propagazione delle fiamme, salvo i rari casi in cui vengono utilizzati
quelli di tipo autoestinguente.
Il problema del fuoco a bordo è complesso e non è limitato
alla presenza di un efficiente impianto antincendio per tamponare le
emergenze, ma riguarda anche i comportamenti e le procedure da seguire
in fase preventiva, per evitare l’insorgere di focolai.
Occhio alla barca
Le prime considerazioni riguardano la progettazione e la costruzione
della barca, che deve avere una buona accessibilità in ogni
sua parte, intesa come possibilità di raggiungere nel modo più rapido
possibile il luogo in cui è iniziato l’incendio per poterlo
estinguere.
Se non esiste una bocca antincendio di un impianto fisso e non si può indirizzare
nel luogo dove è in corso l’incendio un mezzo per estinguerlo,
senza pericoli per l’operatore, a ben poco varrà l’individuazione
dell’origine delle fiamme.
L’intervento manuale è, però, possibile solo dove
ci sono focolai d’incendio o lo stesso è limitato, ed è per
questo che il progettista dovrà aver previsto un impianto antincendio
fisso e possibilmente pilotabile a distanza sulle barche superiori ai
15 metri, soprattutto a motore.
In ogni incendio, la migliore possibilità di combatterlo e neutralizzarlo
si ottiene con la rapidità nella sua rilevazione (aumento della
temperatura ambiente) ed è, quindi, consigliabile installare uno
o più sensori d’allarme. Questi sensori, che, oltre tutto,
hanno dei costi contenuti e risultano di semplice installazione, dovranno
essere preferibilmente posti nei locali meno soggetti a controllo visivo
e, comunque, dove si potrebbe sviluppare un incendio: sala macchine e
zona cucina in modo particolare. Nelle barche di dimensioni importanti,
esiste spesso un sistema di telecamere per sorvegliare le zone più a
rischio e i principali circuiti.
La principale fonte d’incendio nei locali motore è dovuta
alla formazione e al ristagno di vapori infiammabili, trafilamenti o
perdite di carburante, oltre al fatto che si possono sviluppare, su alcuni
apparati, temperature elevatissime e possibilità di scintillazione.
Occorrerà, pertanto, che questo vano sia perfettamente isolato
dai locali abitabili e che la sua aerazione sia completamente indipendente
e con un apposito sistema di bocche ed estrattori per la ventilazione.
Il Registro Navale prevede aerazione naturale per imbarcazioni munite
d’apparati motori che utilizzano il carburante con grado d’infiammabilità inferiore
a 55 °C, e ventilazione forzata nei casi superiori; in questo caso,
l’apparato d’aerazione forzata deve essere in grado di effettuare
un ricambio completo d’aria in circa 2 minuti con velocità d’aria
nelle condotte da 5 a 10 metri al secondo.
Capita, spesso, che i locali motore siano sottodimensionati, oppure siano
stati riempiti d’apparati inizialmente non previsti: è consigliabile,
quindi, avere un estrattore che funzioni sempre con il motore principale
in moto e un ulteriore ventilatore da attivare quando vanno gli impianti
secondari e/o il generatore ausiliario è in moto.
In questo modo si riesce ad abbassare di una decina di gradi circa la
temperatura del vano motore, soprattutto d’estate, cosa che risulta
gradita non solo ai vari componenti degli impianti, ma anche a tutta
la barca.
L’interessamento che nasce nel sottoscritto è dovuto proprio
alla presenza di sistemi antincendio che rappresentano, ormai, una tecnologia
non più innovativa, preferendo quanto già presente sul
mercato e non considerando adeguatamente interessanti idee che coinvolgono,
guarda caso, anche l’aria compressa.
Un’idea buttata lì...
Durante una delle uscite in mare che mi sono concesso tra marzo e aprile
(con vento freddo e tanto soffrire…), con alcuni amici a bordo
di un cabinato di 16 metri, mi sono posto il quesito dei sistemi antincendio
e da lì è nato il mio studio.
A prescindere da quanto la normativa obbliga a tenere a bordo in caso
di incendio, desidero proporre una propria idea, forse non nuova per
gli addetti ai lavori, su cui sto lavorando.
Premesso che tutto quanto riguarda i natanti da diporto è da sottoporre
al Rina e alle Capitanerie di porto, per l’omologazione eventuale,
e non ai vari Comandi provinciali dei Vigili del fuoco, e che la mia
idea è proprio solo un’idea e prescinde da considerazioni
di verifica funzionale, vorrei provare a spiegarla tecnicamente.
L’obiettivo? Naturalmente, spegnere un incendio a bordo di una
imbarcazione da diporto di dimensioni non precisate, in quanto il sistema è modulare
e, pertanto, estensibile, con opportuni accorgimenti, teoricamente fino
alle grandi navi da crociera (in realtà, in spazi molto ampi e
con elevato carico di incendio non ho abbastanza nozioni per considerare
valida la mia idea).
Sistema misto
Il mio progetto, ancora embrionale, è quello di utilizzare un
sistema misto ad aria compressa e acqua per spegnere i principi di incendio
sui mezzi marittimi assieme ad altri obiettivi:
• basso costo:
• alta efficienza;
•
facilità di installazione e di manutenzione;
• danni da spegnimento limitati al minimo possibile;
• danni da incendio limitati al minimo possibile.
Il sistema consisterebbe in una colonnina integrata entro cui troverebbero
alloggiamento i seguenti elementi:
•
bombola d’aria compressa;
•
serbatoio dell’acqua;
• sistema di riduzione della pressione.
A parte, un sistema inserito
in un quadro di comando gestirebbe, in maniera più o meno complessa, tutte le attività di:
• rilevazione fumi e calore;
• gestione locale del singolo elemento periferico (ugello);
• gestione generale coordinata del sistema di spegnimento.
Non ponendo limite alle possibilità e alla fantasia, giocando
con l’elettronica, sarebbe oggi possibile ottenere un monitoraggio
sottocoperta degno di un transatlantico, ma questo esulerebbe dal concetto
di economicità introdotto all’inizio.
Per questa ragione mi limiterò a descrivere il sistema nel suo
caso più semplice tralasciando, in qualità di optional,
tutti gli elementi che rappresentano un corredo non strettamente necessario
e funzionale al raggiungimento del risultato di base.
Come funziona
Il funzionamento risulta alquanto banale ed è riconducibile al
principio delle pistole di verniciatura.
Un serbatoio di energia, sotto forma di aria compressa, svolge una duplice
funzione:
•
mandare in pressione l’acqua raccolta nel serbatoio;
•
vaporizzare l’acqua in tantissime minuscole particelle.
Per risolvere la prima parte del problema, non credo possano esserci
dubbi: basta aprire una valvolina e la pressione dell’aria automaticamente
raggiungerebbe l’acqua.
Per la vaporizzazione, invece, è necessario spendere qualche parola
in più.
Prima di tutto, perché vaporizzazione. I motivi, fondamentalmente,
sono semplici e riguardano gli elementari concetti di seguito elencati.
L’acqua vaporizzata ha un maggior potere di spegnimento, in quanto
le minuscole goccioline contribuiscono a spegnere il fuoco e ad abbassare
efficacemente la temperatura nell’ambiente; il che significa allontanare
il pericolo di autoaccensione del materiale coinvolto nell’incendio
(normalmente il legno degli arredi e le carte presenti).
Inoltre, l’effetto vaporizzante permette di meglio gestire e dosare
la quantità d’acqua necessaria, con evidente risparmio di
costi e di spazi.
Per ottenere una buona vaporizzazione delle particelle d’acqua, è fondamentale
studiare appositi ugelli da adattarsi allo scopo per singole famiglie
di casistiche.
Non dimenticando il fatto che l’aria compressa dovrebbe mantenere
una pressione elevata, ci sarà sicuramente bisogno anche di un
sistema di riduzione prima di arrivare all’ugello, elemento finale
del sistema.
Infatti, non è pensabile avere getti di acqua vaporizzata a pressioni
pericolose per la persona o per gli elementi esterni.
Il principio risulta, quindi, chiaro ed elementare, oltre che efficace,
poiché l’acqua vaporizzata assorbe una gran quantità di
calore, che è proprio ciò che ci serve in caso di incendio.
Per ridurre il tutto a qualcosa che conosciamo, si pensi all’effetto
degli spray rinfrescanti che si vendono d’estate per contrastare
il caldo del sole durante l’abbronzatura…
Un sistema di questo genere, a mio avviso, potrebbe avere ingombro e
peso molto limitati, una facile manutenzione (tubi, valvolame, rubinetterie
in acciaio inox), un costo al pubblico molto contenuto (considerando
anche un po’ di sistemi di rilevazione) e porterebbe vantaggi non
indifferenti all’armatore che, con una spesa insignificante rispetto
al valore del suo bene, può dormire sogni più tranquilli.
Tutto quanto scritto, ripeto, rispecchia una mia personale idea che,
spero, venga presa in considerazione dagli addetti ai lavori, sia dell’aria
compressa sia della nautica in generale.
Infatti, ho deciso che studierò in maniera approfondita il sistema
completo e vorrei, in seguito ai necessari perfezionamenti e omologazioni,
metterlo in commercio.
Sono naturalmente ben gradite opinioni, considerazioni e proposte di
collaborazione in merito.
Cosa dice la legge
Norme del Regolamento di Sicurezza
per la navigazione da diporto relative alla protezione contro gli incendi
a bordo. Tabella degli estintori annessa
al Dm 232/1994 per le unità da diporto senza Marcatura CE modificata
con Dm 5 ottobre 1999 n.478.
Art.19
1. I serbatoi e l’impianto per il combustibile devono essere realizzati
e sistemati in accordo al decreto ministeriale 5 nov. 1987, n. 514, e
agli altri regolamenti da emanare, sentito l’ente tecnico, ai sensi
dell’art. 17, terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
2. I locali dove sono sistemati
i motori e i serbatoi devono essere provvisti di propria ventilazione
naturale o meccanica se previsto l’uso
di combustibile avente punto di infiammabilità minore o uguale
a 55 °C. Qualora esista un impianto fisso di estinzione incendi,
deve essere possibile chiudere la ventilazione del locale prima dell’entrata
in funzione dell’impianto fisso.
3. Le bombole di gas eventualmente
utilizzate per l’ambiente della
cucina e per gli altri impianti ausiliari devono essere sistemate in
modo da non costituire pericolo per le persone e le cose secondo il regolamento
da emanare, sentito l’ente tecnico, ai sensi dell’art. 17,
terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
4. I locali o vani chiusi
entro cui sono sistemati i motori sulle imbarcazioni e navi con motori
entrobordo ed entrofuoribordo alimentati con combustibile
avente punto di infiammabilità minore o uguale a 55 °C o aventi
motori a ciclo Diesel sovralimentato di potenza complessiva maggiore
di 500 kW devono essere dotati di un impianto fisso di estinzione incendi
realizzato secondo il regolamento da emanare, sentito l’ente tecnico,
ai sensi dell’art. 17, terzo comma, della legge 23 agosto 1988,
n. 400.
5. Sulle navi a motore o a vela con motore ausiliario abilitate a navigazione
senza alcun limite deve essere sistemata una pompa meccanica da incendio
e almeno due prese antincendio convenientemente ubicate, con relative
manichette e accessori.
6. Estintori portatili di
capacità e in numero come richiesto
(vedi tabella sotto) devono essere sistemati in posizione facilmente
accessibile. Le caratteristiche degli estintori devono essere in accordo
al regolamento da emanare, sentito l’ente tecnico, ai sensi dell’art.
17, terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400
Numero e capacità estinguente degli estintori
Imbarcazioni e navi abilitate alla navigazione senza alcun limite. Navi da diporto
abilitate alla navigazione fino a 6 miglia dalla costa

Imbarcazioni abilitate alla navigazione fino a 6 miglia dalla costa.
Potenza totale installata P (kW) Capacità estinguente portatile
•
P <= 18.4 13 B
•
18.4 < P <= 147 21 B
•
P > 147 34 B
Nota. Il numero che precede
la lettera B indica la capacità estinguente
dell’estintore in accordo alle unificazioni internazionali. Maggiore è il
numero, maggiore è la capacità estinguente; la capacità indicata
nelle tabelle è la minima richiesta. La lettera B indica, invece,
la designazione della classe di fuoco che l’estintore è idoneo
a spegnere. Sulle unità da diporto, possono essere sistemati anche
estintori omologati per le classi di fuoco A o C, purché omologati
anche per la classe di fuoco B.
(1) Per locali o vani dell’apparato motore provvisti di impianto
fisso di estinzione incendi, gli estintori richiesti in prossimità dello
stesso sono:
•
P <= 294: 1 da 13 B;
•
P > 294: 1 da 21 B.
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