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Ambiente
Tratto da “I Quaderni dell’Aria Compressa” - gennaio 2004

Ambiente: contro l'inquinamento

 

Massimo Rivalta - Ingegnere


I danni all'ambiente si sono costantemente amplificati nel corso degli ultimi decenni. Ogni anno, negli Stati membri vengono prodotti circa 2 miliardi di tonnellate di rifiuti e questa cifra aumenta del 10% l’anno.
Per il biossido di carbonio, si registrano un aumento delle emissioni provenienti da fonti domestiche e dai trasporti e un incremento dei consumi di energie inquinanti.
La qualità della vita della popolazione europea, particolarmente nelle zone urbane, è soggetta a inquinamento acustico, vandalismo).
La protezione dell’ambiente è, quindi, una delle maggiori sfide per l’Europa. La Comunità è stata criticata per aver privilegiato l'economia e lo sviluppo degli scambi commerciali a spese dell'impatto ambientale. Ora, si riconosce che il modello europeo di sviluppo non può essere fondato sull'esaurimento delle risorse naturali e sulla degradazione dell'ambiente.

Le azioni comunitarie
Le prime azioni comunitarie, che hanno avuto inizio nel 1972, nel quadro di quattro programmi d'azione successivi, erano fondate su un approccio verticale e settoriale dei problemi ecologici. In questo periodo, la Comunità ha adottato circa 200 atti legislativi consistenti, essenzialmente, a limitare l'inquinamento mediante l'introduzione di norme minime, soprattutto in materia di gestione dei rifiuti, di inquinamento idrico e di inquinamento atmosferico.
L'introduzione di questo quadro regolamentare non ha permesso di evitare la degradazione dell'ambiente.
L'intervento comunitario si è sviluppato nel corso degli anni fino a quando il Trattato sull'Unione Europea non gli ha conferito rango politico.
Questa evoluzione è proseguita con il Trattato di Amsterdam, con l'integrazione del principio dello sviluppo sostenibile tra i compiti della Comunità europea e con l'inserimento, tra le priorità assolute, del raggiungimento di un livello elevato di protezione dell'ambiente.
Per una maggiore efficacia, il Quinto programma d’azione in materia ambientale, "Per uno sviluppo durevole e sostenibile", ha stabilito i principi di una strategia europea su base volontaria per il periodo 1992-2000, segnando l'inizio di un'azione comunitaria orizzontale, che tiene conto di tutti i fattori d'inquinamento (industria, energia, turismo, trasporti, agricoltura).
Questo approccio trasversale della politica ambientale è stato confermato dalla Commissione in seguito alla comunicazione del 1998 relativa all'integrazione dell’ambiente nelle politiche dell’Unione, oltre che dal Consiglio europeo di Vienna (11 e 12 dicembre 1998).
L'integrazione della problematica ambientale nelle altre politiche è diventata obbligatoria per le istituzioni comunitarie. Da allora, l'aspetto dell'integrazione è stato oggetto di vari atti comunitari, in particolare nei settori dell'occupazione, dell'energia, dell'agricoltura, della cooperazione allo sviluppo, del mercato unico, dell'industria, della pesca, della politica economica e dei trasporti.
Nel maggio del 2001, è stata adottata una comunicazione sulla strategia europea per lo sviluppo sostenibile, che istituisce obiettivi di sviluppo, appunto, sostenibile a lungo termine ed è fondamentalmente centrata sul cambiamento climatico, sui trasporti, sulla salute e sulle risorse naturali.
La necessità di un intervento comunitario in materia di responsabilità per i danni ambientali provocati e in materia di indennizzo è ormai assodata, dopo l'adozione del Libro bianco sulla responsabilità ambientale del febbraio 2000.

Il sesto programma
Il Sesto programma d’azione per l’ambiente, in corso di adozione, definisce le priorità della Comunità europea fino al 2010.
Quattro sono i settori messi in evidenza:
• cambiamento climatico;
• natura e biodiversità;
• ambiente e salute;
• gestione delle risorse naturali e dei rifiuti.

Per realizzare tali priorità, vengono proposte alcune linee d'azione:
• migliorare l'applicazione della legislazione ambientale;
• operare con il mercato e con i cittadini;
• aumentare l'integrazione della componente ambientale nelle altre politiche comunitarie.

Un elemento di innovazione, che merita di essere citato, è la politica integrata dei prodotti, che mira a sviluppare un mercato dei prodotti più ecologico, rendendoli maggiormente compatibili con l'ambiente nell'arco dell'intero ciclo di vita.
La gamma degli strumenti ambientali adottati a tale scopo si è ampliata man mano che si sviluppava la politica dell'ambiente.
Oltre all'adozione di una normativa quadro, che prevede un elevato livello di protezione dell'ambiente pur garantendo il funzionamento del mercato interno, la Comunità ha introdotto uno strumento finanziario - il programma life - e strumenti tecnici:
• l’etichettatura ecologica;
• il sistema comunitario di ecogestione eaudit;
• il sistema di valutazione dell’impatto di determinati piani e programmi sull’ambiente;
• i criteri per le ispezioni ambientali negli Stati membri.

Il ruolo dell’Agenzia europea dell’ambiente è diventato sempre più importante nel corso degli anni. Scopo dell'Agenzia è raccogliere e diffondere informazioni comparabili nel settore dell'ambiente.
Le sue funzioni sono esclusivamente consultive, ma i lavori dell'Agenzia risultano sempre più determinanti per l'adozione di nuove misure o per la valutazione dell'impatto delle decisioni già adottate.
Attualmente, l'accento viene posto su una maggiore diversificazione degli strumenti ambientali, favorendo, in particolare, il ricorso a tasse ambientali (principio "chi inquina paga"), alla compatibilità ambientale o ad accordi su base volontaria. Senza un'applicazione effettiva della legislazione ambientale, non può essere realizzato alcun progresso. Ciò comporta l'introduzione di misure di incentivazione destinate agli operatori economici (imprese e consumatori).

La gestione dei rifiuti
Altro fattore molto importante è la Gestione dei rifiuti.
La politica comunitaria, in tale materia, è basata su tre strategie complementari:
• prevenire la creazione di rifiuti migliorando la concezione dei prodotti;
• promuovere il riciclaggio e la riutilizzazione dei rifiuti;
• ridurre l'inquinamento provocato dall'incenerimento dei rifiuti.

La Comunità ha voluto puntare sulla responsabilità del produttore.
Ad esempio, in materia di veicoli fuori uso, la proposta di direttiva del 1997 prevede l'instaurazione di un sistema riguardante la loro raccolta; la direttiva del settembre 2000 stabilisce l'instaurazione di un sistema di raccolta dei veicoli a fine vita a carico del produttore. Nella stessa ottica, sono in via di adozione due proposte di direttive riguardanti, rispettivamente, i rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche e la limitazione dell'impiego di alcune sostanze pericolose in tali apparecchiature.
Su scala internazionale, questo approccio è stato scelto anche in occasione della prima Conferenza delle parti della convenzione Ospar per la protezione dell’ambiente nell’Atlantico nordorientale, dove si trattava, tra l'altro, di negoziare lo smantellamento e l’eliminazione degli impianti off-shore di petrolio e gas.
Le parti della convenzione hanno, infatti, adottato la posizione sostenuta dalla Commissione europea basata sul principio di vietare lo smaltimento in mare di tali impianti, mentre i costi connessi allo smantellamento e all'eliminazione sono a carico dei proprietari degli impianti stessi.
L'Unione europea ha definito i flussi di rifiuti da prendere in considerazione in via prioritaria. Ha, inoltre, legiferato in materia di rifiuti di imballaggio, di pile e di oli.
Anche le diverse soluzioni per il trattamento dei rifiuti, come la messa in discarica e l'incenerimento, sono state oggetto di misure comunitarie.
La Comunità è parte contraente della Convenzione sul controllo dei movimenti transfrontalieri dei rifiuti pericolosi e della loro eliminazione (Convenzione di Basilea), cui aderiscono 100 Paesi. Essa ha già ratificato un emendamento della convenzione che vieta le esportazioni di rifiuti pericolosi dei Paesi Ocse, della Comunità e del Liechtenstein verso i Paesi non membri dell'Ocse, siano esse a fini di eliminazione, riciclaggio o valorizzazione.

Inquinamento acustico
Nel settore dell’inquinamento acustico, per molto tempo la strategia comunitaria consisteva essenzialmente nello stabilire livelli minimi di rumore per talune macchine: tosaerba, motocicli o, più recentemente, aeromoili e macchine utilizzate all’aperto.
Nel quadro del Libro verde del 1996, la Commissione ha proposto di estendere questa strategia riducendo le emissioni alla fonte, promuovendo gli scambi di informazioni e rendendo più coerenti i programmi di lotta contro il rumore.
Per dare nuovo impulso alla lotta contro il rumore, nel 2000 è stata lanciata una proposta di direttiva che definisce un approccio comunitario in materia di gestione e di valutazione del rumore ambiente, con l'obiettivo di proteggere la salute dei cittadini.

Inquinamento idrico
L’inquinamento idrico fa anch’esso parte degli interventi comunitari.
Gli Stati membri hanno adottato numerose direttive per fissare norme di qualità dell'acqua (per l’acqua potabile, le acque di balneazione, quelle destinate alla piscicoltura e alla molluschicoltura).
Negli anni '80 e nei primi anni '90, le misure comunitarie si sono basate maggiormente sul principio dei valori limite di emissione, come dimostrano i due esempi del trattamento delle acque reflue urbane e della lotta all’inquinamento idrico provocato dai nitrati.
A partire dal 1995, la Comunità ha iniziato ad adottare un approccio più globale alla gestione delle acque, sfociato nell'adozione della direttiva quadro relativa all’azione comunitaria in materia di acque, che intende promuovere l'utilizzo sostenibile delle risorse idriche e garantire la coerenza delle politiche del settore.
La Comunità è parte contraente di varie convenzioni internazionali miranti a proteggere l'ambiente marino quali:
• la Convenzione Ospar, già menzionata;
• la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mare Mediterraneo (decisione 77/585/Cee del Consiglio, Gazzetta ufficiale L. 240 del 19/9/1977);
• la Convenzione di Parigi per la protezione dell'ambiente marino dell'Atlantico nordorientale.

Altre convenzioni intendono proteggere i corsi d'acqua, tra cui ricordiamo le più importanti:
• Convenzione di Helsinki sui corsi d'acqua transfrontalieri e sui laghi internazionali;
• Convenzione sulla cooperazione per la protezione e l'utilizzo sostenibile del Danubio (Gazzetta ufficiale L. 342 del 12/12/1997);
• Convenzione per la protezione del Reno.

Inquinamento atmosferico
Il miglioramento della qualità dell'aria è una priorità su scala mondiale. Una riduzione significativa dell'inquinamento atmosferico, responsabile del riscaldamento del pianeta, richiede la combinazione di misure nazionali e internazionali di riduzione delle emissioni di gas inquinanti.
In base a questo principio, sono stati adottati la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (1992) e il Protocollo di Kyoto (1997).
Le parti si sono impegnate a ridurre, nel periodo 2008-2012, le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990. L'Unione europea ha, in varie occasioni, riaffermato il proprio deciso impegno nell'ambito del Protocollo di Kyoto.
In occasione del Consiglio europeo di Stoccolma (giugno 2001), l'Unione ha sottolineato la sua preoccupazione di fronte al fatto che alcuni Paesi, in particolare gli Stati Uniti, rimettessero in questione il protocollo.
Durante la Conferenza delle Parti (Cop 6 bis) di Bonn (19-23 luglio 2001), le parti firmatarie della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno trovato un accordo sulle modalità di attuazione del Protocollo di Kyoto. Infine, alla conferenza di Marrakech (Cop 7, dal 29 ottobre al 9 novembre 2001), le parti hanno raggiunto un accordo che traduce in un testo giuridicamente vincolante le modalità di attuazione del Protocollo di Kyoto.
Per cercare di conseguire l'obiettivo che si è fissata nell'ambito del Protocollo di Kyoto, la Comunità ha adottato un programma sui cambiamenti climatici e comunicazione sulla sua attuazione.
Tale programma individua, in particolare, nei settori dell'energia, dei trasporti, dell'industria e della ricerca, i campi di azione prioritari.
La Commissione ha, inoltre, pubblicato un Libro verde sullo scambio dei diritti di emissione di gas a effetto serra nell'Unione europea.
La Comunità è anche parte contraente della Convenzione di Ginevra sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza, oltre che dei protocolli internazionali sulle sostanze acidificanti che integrano la convenzione.
La legislazione comunitaria, in questo settore, ha come obiettivo prioritario la lotta contro le emissioni prodotte dalle attività industriali e dai veicoli di trasporto. In materia di trasporti, la strategia è basata su diversi elementi:
• una riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli (marmitta catalitica, revisione periodica);
• una diminuzione dei consumi delle autovetture (in collaborazione con i costruttori automobilistici);
• la promozione di veicoli puliti (misure fiscali).

Strategie mirate
Per migliorare la qualità dell'aria, nel maggio 2001 è stata adottata una strategia globale, mentre varie direttive sono in via di adozione o sono già state adottate.
In particolare, si tratta di ridurre la concentrazione dell’ozono nell’aria ambiente, di fissare limiti nazionali di emissione per altri inquinanti atmosferici e di limitare le emissioni inquinanti dei grandi impianti di combustione.
Nell’ambito degli interventi per la protezione della natura in Europa, bisogna considerare che circa 1000 specie vegetali e oltre 150 specie di uccelli sono gravemente minacciate o sono in via di estinzione.
Per combattere questa situazione, la legislazione comunitaria ha adottato diverse disposizioni per la protezione della vita selvatica (protezione di talune specie come gli uccelli, le foche, i cetacei e i delfini) e degli habitat naturali (protezione delle foreste e dei corsi d'acqua).
Più recentemente, la Comunità ha pubblicato dei piani di azione in favore della biodiversità nel settore delle risorse naturali, dell’agricoltura, della pesca, dell’aiuto allo sviluppo e della cooperazione economica.
La Comunità, anche in questo caso, è parte contraente di diverse convenzioni, in particolare della Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa, della Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratrici della fauna selvatica e della Convenzione di Rio de Janeiro sulla diversità biologica.

Protezione civile
Le società moderne sono sempre più esposte a rischi di ogni genere: naturali, tecnologici, ambientali.
Per contribuire alla prevenzione di questi rischi e prepararsi ad affrontare le situazioni di emergenza che ne derivano, la Comunità ha elaborato un programma d’azione comunitario per la protezione civile, prolungato fino al 2004, e ha emanato una direttiva sulla prevenzione dei rischi industriali rilevanti. La Comunità ha inoltre sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sugli effetti transfrontalieri degli incidenti industriali.
Per quanto concerne il settore nucleare, la Comunità ha elaborato una serie di disposizioni come le direttive sulla radioprotezione e un piano d'azione per la gestione dei residui radioattivi. E’ stata, inoltre, istituita una cooperazione tecnica per la sicurezza degli impianti.
A tutti i rischi descritti si sono aggiunti gli organismi geneticamente modificati (Ogm).
Per far fronte alle potenziali implicazioni che gli Ogm possono avere per l'ambiente, la Comunità ha adottato due direttive: una relativa all'emissione nell'ambiente degli Ogm e l'altra relativa all'impiego confinato di tali organismi.

I Paesi “candidati”
Purtroppo, nei Paesi dell’Europa centrale e orientale (Peco) la situazione nel settore ambientale è attualmente molto degradata.
L'ampliamento dell'Unione ai Peco comporta, sul piano ambientale, una sfida la cui ampiezza non può essere paragonata alle adesioni precedenti.
I Paesi candidati all'adesione dovranno recepire la normativa comunitaria consolidata in campo ambientale nella loro legislazione. Questo processo potrà essere realizzato solo a lungo termine.
Sono gli stessi Paesi candidati che dovranno mobilitare le risorse necessarie all'accoglimento della normativa consolidata in campo ambientale, ma la Comunità e gli Stati membri hanno un ruolo importante da svolgere tramite i programmi bilaterali.
La Commissione è intervenuta nel settore dell'ambiente, in particolare con il programma Phare e favorendo la partecipazione dei Paesi candidati al programma Life.
L'aiuto comunitario nel settore dell'ambiente nella fase di preadesione è aumentato considerevolmente dal 2000, grazie all'intervento dello strumento strutturale di preadesione (Ispa) che concerne i settori dell'ambiente e dei trasporti.
I Paesi candidati all'adesione hanno concluso accordi con la Comunità europea per entrare a far parte dell’Agenzia europea dell’ambiente e della Rete europea d'informazione e di osservazione ambientale. Tale partecipazione è diventata effettiva nel corso del 2001.
Nell’ambito della Cooperazione internazionale, la Comunità europea prevede, tra gli obiettivi della politica ambientale della Comunità, la promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi ambientali a livello regionale e mondiale.
A tale scopo, il trattato prevede la cooperazione della Comunità con i Paesi terzi e con le organizzazioni internazionali competenti.
La Comunità è, pertanto, parte contraente di convenzioni internazionali per la protezione dell'ambiente fin dagli anni '70. Attualmente, è parte contraente di più di una trentina di convenzioni e accordi in materia ambientale e partecipa attivamente ai negoziati per l'adozione di tali strumenti, nell'ambito delle sue competenze. La Comunità partecipa anche, in genere come osservatore, alle attività e ai negoziati nel quadro di organismi o programmi internazionali, in particolare sotto l'egida delle Nazioni Unite.
In alcuni casi, queste convenzioni sono di portata globale, in altri di portata regionale.

Convenzioni globali
Tra le convenzioni globali, particolare menzione meritano la Convenzione di Vienna per la protezione dello strato di ozono (Gazzetta ufficiale L. 297 del 31/10/1988) e il relativo Protocollo di Montreal riguardante le sostanze che riducono lo strato d'ozono (Gazzetta ufficiale L. 297 del 31/10/1988), le Convenzioni delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e sui cambiamenti climatici (Gazzetta ufficiale L: 33 del 7/2/1994), la Convenzione di Aarhus sull'accesso all'informazione e sull'accesso alla giustizia in materia ambientale. La Comunità ha anche firmato il Protocollo di Kyoto che prevede misure e obblighi volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Un quadro sicuramente interessante, quello descritto, che offre vari spunti di riflessione sulla salute e sulla tutela del nostro pianeta e sull’impegno della Comunità Europea in particolare.




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