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Sicurezza
Tratto da “I Quaderni dell’Aria Compressa” - giugno 2005

Fuoco a bordo: come sconfiggerlo

 
Massimo Rivalta - Ingegnere


E’ finalmente arrivata l’estate e, con lei, tutte le attività ricreative riprendono il loro ciclo, permettendoci tutti quegli svaghi che, con il clima rigido, non erano invitanti.

Estate al mare
In particolare, per me l’estate è sempre coincisa con due cose fondamentali:
la fine dell’anno scolastico e le vacanze al mare dai nonni in terra d’Abruzzo.
Mare, per me, ha sempre significato nuoto, pesca subacquea e gite su una piccola imbarcazione di mio zio. Una semplice barchetta a motore che lui utilizzava per andare a pesca, quando ne aveva il tempo, e io per fare il bagno al largo con gli amici. Oggi, purtroppo, i nonni non ci sono più, ma mio zio ha acquistato una nuova barchetta che sta risistemando.
Nasce probabilmente da lì la mia passione per questo grande mare, bello, affascinante e pericoloso al tempo stesso. Bella anche la vita del porto, quella vera, dei pescatori e dei marinai che tornavano dopo mesi di navigazione per lavoro.
Oggi, la passione, è sempre tantissima, ma il tempo è molto più limitato. Mi piacerebbe possedere una barca a vela per poter girare il mondo e descrivere, dalla mia cabina amatoriale, il viaggio, le sensazione provate e i luoghi percorsi. Mi consolo sognando la vela e scrivendo articoli dalla scrivania.
In particolare, oggi desidero affrontare un argomento che non è poi così tanto preso in considerazione, nel settore nautico, a livello di piccole e medie imbarcazioni.
Forse in funzione del fatto che in mare di tutto ci si può aspettare tranne che del pericolo di incendio, si è portati a sottovalutare o ritenere sufficienti le minime prescrizioni che la legge impone.

Dotazioni di legge
In effetti, senza addentrarsi troppo nel quadro normativo, il normatore rende obbligatorie, in funzione della categoria del natante e della sua abilitazione a navigare lontano dalla costa, specifiche dotazioni.
Le dotazioni, generalmente, sono rispettate con la presenza a bordo di estintori portatili o, nei casi più importanti e a rischio, con propri e veri sistemi antincendio fissi.
Il pericolo d’incendio a bordo è sempre presente, sia per la qualità dei materiali di costruzione delle barche, molti dei quali infiammabili, sia per la presenza degli apparati motore, che hanno temperature d’esercizio molto elevate e possono dar luogo a formazioni di gas esplosivi.
I tessuti usati negli arredamenti di bordo sono, inoltre, mezzi di rapida propagazione delle fiamme, salvo i rari casi in cui vengono utilizzati quelli di tipo autoestinguente.
Il problema del fuoco a bordo è complesso e non è limitato alla presenza di un efficiente impianto antincendio per tamponare le emergenze, ma riguarda anche i comportamenti e le procedure da seguire in fase preventiva, per evitare l’insorgere di focolai.

Occhio alla barca
Le prime considerazioni riguardano la progettazione e la costruzione della barca, che deve avere una buona accessibilità in ogni sua parte, intesa come possibilità di raggiungere nel modo più rapido possibile il luogo in cui è iniziato l’incendio per poterlo estinguere.
Se non esiste una bocca antincendio di un impianto fisso e non si può indirizzare nel luogo dove è in corso l’incendio un mezzo per estinguerlo, senza pericoli per l’operatore, a ben poco varrà l’individuazione dell’origine delle fiamme.
L’intervento manuale è, però, possibile solo dove ci sono focolai d’incendio o lo stesso è limitato, ed è per questo che il progettista dovrà aver previsto un impianto antincendio fisso e possibilmente pilotabile a distanza sulle barche superiori ai 15 metri, soprattutto a motore.
In ogni incendio, la migliore possibilità di combatterlo e neutralizzarlo si ottiene con la rapidità nella sua rilevazione (aumento della temperatura ambiente) ed è, quindi, consigliabile installare uno o più sensori d’allarme. Questi sensori, che, oltre tutto, hanno dei costi contenuti e risultano di semplice installazione, dovranno essere preferibilmente posti nei locali meno soggetti a controllo visivo e, comunque, dove si potrebbe sviluppare un incendio: sala macchine e zona cucina in modo particolare. Nelle barche di dimensioni importanti, esiste spesso un sistema di telecamere per sorvegliare le zone più a rischio e i principali circuiti.
La principale fonte d’incendio nei locali motore è dovuta alla formazione e al ristagno di vapori infiammabili, trafilamenti o perdite di carburante, oltre al fatto che si possono sviluppare, su alcuni apparati, temperature elevatissime e possibilità di scintillazione. Occorrerà, pertanto, che questo vano sia perfettamente isolato dai locali abitabili e che la sua aerazione sia completamente indipendente e con un apposito sistema di bocche ed estrattori per la ventilazione.
Il Registro Navale prevede aerazione naturale per imbarcazioni munite d’apparati motori che utilizzano il carburante con grado d’infiammabilità inferiore a 55 °C, e ventilazione forzata nei casi superiori; in questo caso, l’apparato d’aerazione forzata deve essere in grado di effettuare un ricambio completo d’aria in circa 2 minuti con velocità d’aria nelle condotte da 5 a 10 metri al secondo.
Capita, spesso, che i locali motore siano sottodimensionati, oppure siano stati riempiti d’apparati inizialmente non previsti: è consigliabile, quindi, avere un estrattore che funzioni sempre con il motore principale in moto e un ulteriore ventilatore da attivare quando vanno gli impianti secondari e/o il generatore ausiliario è in moto.
In questo modo si riesce ad abbassare di una decina di gradi circa la temperatura del vano motore, soprattutto d’estate, cosa che risulta gradita non solo ai vari componenti degli impianti, ma anche a tutta la barca.
L’interessamento che nasce nel sottoscritto è dovuto proprio alla presenza di sistemi antincendio che rappresentano, ormai, una tecnologia non più innovativa, preferendo quanto già presente sul mercato e non considerando adeguatamente interessanti idee che coinvolgono, guarda caso, anche l’aria compressa.

Un’idea buttata lì...
Durante una delle uscite in mare che mi sono concesso tra marzo e aprile (con vento freddo e tanto soffrire…), con alcuni amici a bordo di un cabinato di 16 metri, mi sono posto il quesito dei sistemi antincendio e da lì è nato il mio studio.
A prescindere da quanto la normativa obbliga a tenere a bordo in caso di incendio, desidero proporre una propria idea, forse non nuova per gli addetti ai lavori, su cui sto lavorando.
Premesso che tutto quanto riguarda i natanti da diporto è da sottoporre al Rina e alle Capitanerie di porto, per l’omologazione eventuale, e non ai vari Comandi provinciali dei Vigili del fuoco, e che la mia idea è proprio solo un’idea e prescinde da considerazioni di verifica funzionale, vorrei provare a spiegarla tecnicamente.
L’obiettivo? Naturalmente, spegnere un incendio a bordo di una imbarcazione da diporto di dimensioni non precisate, in quanto il sistema è modulare e, pertanto, estensibile, con opportuni accorgimenti, teoricamente fino alle grandi navi da crociera (in realtà, in spazi molto ampi e con elevato carico di incendio non ho abbastanza nozioni per considerare valida la mia idea).

Sistema misto
Il mio progetto, ancora embrionale, è quello di utilizzare un sistema misto ad aria compressa e acqua per spegnere i principi di incendio sui mezzi marittimi assieme ad altri obiettivi:
• basso costo:
• alta efficienza;
• facilità di installazione e di manutenzione;
• danni da spegnimento limitati al minimo possibile;
• danni da incendio limitati al minimo possibile.

Il sistema consisterebbe in una colonnina integrata entro cui troverebbero alloggiamento i seguenti elementi:
• bombola d’aria compressa;
• serbatoio dell’acqua;
• sistema di riduzione della pressione.

A parte, un sistema inserito in un quadro di comando gestirebbe, in maniera più o meno complessa, tutte le attività di:
• rilevazione fumi e calore;
• gestione locale del singolo elemento periferico (ugello);
• gestione generale coordinata del sistema di spegnimento.

Non ponendo limite alle possibilità e alla fantasia, giocando con l’elettronica, sarebbe oggi possibile ottenere un monitoraggio sottocoperta degno di un transatlantico, ma questo esulerebbe dal concetto di economicità introdotto all’inizio.
Per questa ragione mi limiterò a descrivere il sistema nel suo caso più semplice tralasciando, in qualità di optional, tutti gli elementi che rappresentano un corredo non strettamente necessario e funzionale al raggiungimento del risultato di base.

Come funziona
Il funzionamento risulta alquanto banale ed è riconducibile al principio delle pistole di verniciatura.
Un serbatoio di energia, sotto forma di aria compressa, svolge una duplice funzione:
• mandare in pressione l’acqua raccolta nel serbatoio;
• vaporizzare l’acqua in tantissime minuscole particelle.
Per risolvere la prima parte del problema, non credo possano esserci dubbi: basta aprire una valvolina e la pressione dell’aria automaticamente raggiungerebbe l’acqua.
Per la vaporizzazione, invece, è necessario spendere qualche parola in più.
Prima di tutto, perché vaporizzazione. I motivi, fondamentalmente, sono semplici e riguardano gli elementari concetti di seguito elencati.
L’acqua vaporizzata ha un maggior potere di spegnimento, in quanto le minuscole goccioline contribuiscono a spegnere il fuoco e ad abbassare efficacemente la temperatura nell’ambiente; il che significa allontanare il pericolo di autoaccensione del materiale coinvolto nell’incendio (normalmente il legno degli arredi e le carte presenti).
Inoltre, l’effetto vaporizzante permette di meglio gestire e dosare la quantità d’acqua necessaria, con evidente risparmio di costi e di spazi.
Per ottenere una buona vaporizzazione delle particelle d’acqua, è fondamentale studiare appositi ugelli da adattarsi allo scopo per singole famiglie di casistiche.
Non dimenticando il fatto che l’aria compressa dovrebbe mantenere una pressione elevata, ci sarà sicuramente bisogno anche di un sistema di riduzione prima di arrivare all’ugello, elemento finale del sistema.
Infatti, non è pensabile avere getti di acqua vaporizzata a pressioni pericolose per la persona o per gli elementi esterni.
Il principio risulta, quindi, chiaro ed elementare, oltre che efficace, poiché l’acqua vaporizzata assorbe una gran quantità di calore, che è proprio ciò che ci serve in caso di incendio.
Per ridurre il tutto a qualcosa che conosciamo, si pensi all’effetto degli spray rinfrescanti che si vendono d’estate per contrastare il caldo del sole durante l’abbronzatura…
Un sistema di questo genere, a mio avviso, potrebbe avere ingombro e peso molto limitati, una facile manutenzione (tubi, valvolame, rubinetterie in acciaio inox), un costo al pubblico molto contenuto (considerando anche un po’ di sistemi di rilevazione) e porterebbe vantaggi non indifferenti all’armatore che, con una spesa insignificante rispetto al valore del suo bene, può dormire sogni più tranquilli.
Tutto quanto scritto, ripeto, rispecchia una mia personale idea che, spero, venga presa in considerazione dagli addetti ai lavori, sia dell’aria compressa sia della nautica in generale.
Infatti, ho deciso che studierò in maniera approfondita il sistema completo e vorrei, in seguito ai necessari perfezionamenti e omologazioni, metterlo in commercio.
Sono naturalmente ben gradite opinioni, considerazioni e proposte di collaborazione in merito.

Cosa dice la legge

Norme del Regolamento di Sicurezza per la navigazione da diporto relative alla protezione contro gli incendi a bordo. Tabella degli estintori annessa al Dm 232/1994 per le unità da diporto senza Marcatura CE modificata con Dm 5 ottobre 1999 n.478.

Art.19

1. I serbatoi e l’impianto per il combustibile devono essere realizzati e sistemati in accordo al decreto ministeriale 5 nov. 1987, n. 514, e agli altri regolamenti da emanare, sentito l’ente tecnico, ai sensi dell’art. 17, terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

2. I locali dove sono sistemati i motori e i serbatoi devono essere provvisti di propria ventilazione naturale o meccanica se previsto l’uso di combustibile avente punto di infiammabilità minore o uguale a 55 °C. Qualora esista un impianto fisso di estinzione incendi, deve essere possibile chiudere la ventilazione del locale prima dell’entrata in funzione dell’impianto fisso.

3. Le bombole di gas eventualmente utilizzate per l’ambiente della cucina e per gli altri impianti ausiliari devono essere sistemate in modo da non costituire pericolo per le persone e le cose secondo il regolamento da emanare, sentito l’ente tecnico, ai sensi dell’art. 17, terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

4. I locali o vani chiusi entro cui sono sistemati i motori sulle imbarcazioni e navi con motori entrobordo ed entrofuoribordo alimentati con combustibile avente punto di infiammabilità minore o uguale a 55 °C o aventi motori a ciclo Diesel sovralimentato di potenza complessiva maggiore di 500 kW devono essere dotati di un impianto fisso di estinzione incendi realizzato secondo il regolamento da emanare, sentito l’ente tecnico, ai sensi dell’art. 17, terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

5. Sulle navi a motore o a vela con motore ausiliario abilitate a navigazione senza alcun limite deve essere sistemata una pompa meccanica da incendio e almeno due prese antincendio convenientemente ubicate, con relative manichette e accessori.

6. Estintori portatili di capacità e in numero come richiesto (vedi tabella sotto) devono essere sistemati in posizione facilmente accessibile. Le caratteristiche degli estintori devono essere in accordo al regolamento da emanare, sentito l’ente tecnico, ai sensi dell’art. 17, terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400



Numero e capacità estinguente degli estintori
Imbarcazioni e navi abilitate alla navigazione senza alcun limite. Navi da diporto abilitate alla navigazione fino a 6 miglia dalla costa




Imbarcazioni abilitate alla navigazione fino a 6 miglia dalla costa.
Potenza totale installata P (kW) Capacità estinguente portatile
• P <= 18.4 13 B
• 18.4 < P <= 147 21 B
• P > 147 34 B

Nota. Il numero che precede la lettera B indica la capacità estinguente dell’estintore in accordo alle unificazioni internazionali. Maggiore è il numero, maggiore è la capacità estinguente; la capacità indicata nelle tabelle è la minima richiesta. La lettera B indica, invece, la designazione della classe di fuoco che l’estintore è idoneo a spegnere. Sulle unità da diporto, possono essere sistemati anche estintori omologati per le classi di fuoco A o C, purché omologati anche per la classe di fuoco B.


(1) Per locali o vani dell’apparato motore provvisti di impianto fisso di estinzione incendi, gli estintori richiesti in prossimità dello stesso sono:
• P <= 294: 1 da 13 B;
• P > 294: 1 da 21 B.




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